M.L. Iavarone – “Formare ad una genitorialità “educativamente competente”.
Formare ad una genitorialità “educativamente competente”.
Lavoro risultato vincitore nella sezione ”Progetti educativi e didattici” del Premio Internazionale di Pedagogia e di Didattica “Raffaele Laporta” redatto da Maria Luisa Iavarone, Professore associato di Pedagogia generale e sociale presso l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”.
Al presente lavoro ha fattivamente collaborato il dott. Enzo Sarnelli, psicologo clinico, nel contesto dei studio e di ricerca attinente la stesura della sua tesi di laurea.
Diventare genitori, e madri in particolare, è un’avventura sorprendentemente avvincente: unica, rara occasione di uscire dal proprio sé biologico. Ma Essere genitori è un processo lungo, complesso, irto di difficoltà che talvolta può diventare anche molto doloroso. Recenti e terribili fatti di cronaca lo hanno dimostrato. Offrire un sostegno ai genitori rappresenta, quindi, una nuova grande emergenza sociale.
Rendere la genitorialità un processo sano, profondamente generativo ed emancipativo, costituisce un obiettivo educativo oramai ineludibile.
La metafora dell’attaccamento
Solo una relazione di attaccamento sicura consente di rivolgere lo sguardo oltre…
E una donna che reggeva un bambino al seno disse:
Parlaci dei Figli.
E lui disse:
I vostri figli non sono figli vostri.
Sono figli e figlie della sete che la vita ha di sé stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
E benché vivano con voi non vi appartengono.
Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri:
Essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:
Esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in
sogno.
Potete tentare di essere simili a loro, ma non farvi simili a voi:
La vita procede e non s’attarda sul passato.
Voi siate gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti.
L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e vi tende con forza affinché
le sue frecce vadano rapide e lontane.
Affidatevi con gioia alla mano dell’Arciere;
Poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza Kalhil
Motivazioni
La società attuale, caratterizzata dalla multiformità, dalla complessità e dalla transizione, rivela una fortissima domanda di formazione e di orientamento in svariati settori ivi compreso nel campo delle relazioni affettive e familiari. In altre parole si percepisce, da più parti, un evidente bisogno di “sostegno” che molti genitori esprimono al fine di realizzare al meglio il loro impegno genitoriale.
Così, la nostra società se da un lato ha reso sempre più complessa la gestione dei ruoli all’interno della famiglia dall’altro sta spingendo verso una sempre più forte consapevolezza dell’essere genitore in base alla quale è più evidente la responsabilità educativa connessa al mettere al mondo dei figli.
Tale atteggiamento ha significativamente influenzato le scelte riproduttive (Saraceno, 1994) anche in considerazione del fatto che lo Stato sociale italiano sostiene pochissimo la famiglia e la procreazione, sia sotto forma di servizi, sia sotto forma di sostegno al reddito delle famiglie con più di un figlio. In altri
termini si è andato stigmatizzato il cosiddetto fenomeno del “figlio unico” che è ovviamente il frutto di motivazioni diverse ma che tuttavia, nella stragrande maggioranza dei casi, viene ricondotto alla consapevolezza delle difficoltà finanziarie connesse all’allevamento e delle difficoltà psicologico-esistenziali legate alla responsabilità genitoriale.
La nascita di un figlio costituisce un evento ristrutturante la vita della coppia e della più ampia costellazione familiare. La maggior parte dei giovani genitori, così, si sente impari rispetto all’impegno genitoriale ed è consapevole del bisogno di acquisire nuove competenze. I genitori appaiono però
difficilmente in grado di riflettere sulle loro competenze e sulle loro stesse esperienze ed è evidente il rischio di una eccessiva valutazione della cultura “scientifica”, con un conseguente atteggiamento di dipendenza (Mantovani,
2001). Questo genera una richiesta confusa di condivisione ed esplicita di aiuto che viene rivolta ai diversi professionisti che la famiglia incontra sulla strada: il pediatra, gli educatori dei servizi per l’infanzia, gli insegnanti. Da costoro viene talora respinta e bollata come “delega”, come indice di debolezza, di ansia e di
scarso senso di responsabilità, perché questi professionisti non sempre sanno leggere e comprendere, o sono stati formati a leggere e comprendere, la saggezza di una richiesta di condivisione e di aiuto, ma tuttavia si rendono conto che l’esercizio della responsabilità educativa è un compito sociale, che richiede
una competenza che non si inventa bensì si acquisisce nel confronto e nel dialogo all’interno della comunità in cui siano presenti figure più esperte e competenti.
Quello che appare in generale evidente, in ogni caso, è il desiderio di essere genitore ed in particolare di essere un bravo genitore. L’elevamento del livello culturale della popolazione italiana, unitamente alla consapevolezza sempre più diffusa riguardo l’importanza dei primi anni di vita, hanno infatti determinato un atteggiamento più responsabile e meditato di fronte alle scelte della procreazione e dell’allevamento dei figli. Più in generale l’investimento emotivo dei genitori nei confronti dei figli è oggi tale da meritare una grande attenzione, poiché si presenta chiaramente come un nuovo e grande bisogno sociale.
Finalità
Il progetto si prefigge, come principale scopo, il consolidamento di una cultura della genitorialità in risposta al bisogno di “formazione” sempre più sentito da parte di molti genitori. Tale bisogno si giustifica oggi per diverse ragioni, a cominciare dal desiderio che i genitori esprimono esplicitamente di informarsi sullo sviluppo dei figli e sul ruolo educativo che sono chiamati a svolgere. Allo stesso modo è evidente che esistono informazioni e competenze adatte per rispondere ad un tale bisogno, così come altrettanto chiaro è che la maggior consapevolezza dei genitori riguardo il carattere educativo del loro ruolo arricchisce la qualità delle relazioni all’interno di una comunità (Pourtois, 1989).
Le attività di educazione alla genitorialità, concorrono a promuovere il benessere psicologico di tutti i componenti del nucleo familiare, mettendo soprattutto i genitori in condizione di gestire al meglio le relazioni con i figli e più in generale con gli altri; in questo modo esse mostrano anche una loro
connotazione “civile” tesa al miglioramento della qualità della vita dei cittadini. Le attività di formazione rivolte ai genitori, in altri termini, si presentano come un reale progetto sociale e di cittadinanza, che tende a rendere l’individuo più autonomo nella costruzione della sua identità e nel contesto del processo di socializzazione.
Obiettivi e contenuti
Il progetto ha come obiettivo generale la realizzazione di azioni formative finalizzate all’acquisizione di competenze educative specifiche per la diffusione della cultura della genitorialità. In particolare si focalizzano i seguenti obiettivi specifici: a) offrire un sostegno psico-pedagogico efficace all’educazione familiare e alla genitorialità; b) educare alla comunicazione, alle relazioni e al dialogo in ambito familiare in rapporto alle diverse età dei figli (es. prima e seconda infanzia, pre-adolescenza ed adolescenza); c) far maturare una specifica sensibilità educativa nell’ambito delle relazioni genitoriali; d) comprendere la necessità di negoziare posizioni e decisioni in ambito familiare (sia in rapporto al partner sia in rapporto ai figli); e) promuovere il benessere psicologico di ogni componente del nucleo familiare; f) accrescere competenze nel campo dell’educazione alla salute e dei rischi provenienti da comportamenti scorretti soprattutto in rapporto alle modalità di impiego del tempo libero in casa (ore trascorse davanti alla TV, videogiochi, playstation) e fuoricasa (sport, attività ricreative e ludiche, ecc.); g) accrescere competenze nel campo dell’educazione all’alimentazione per la formazione di corretti stili alimentari (equilibrato apporto di nutrienti nella dieta del bambino, contenuto consumo di “jank food” ecc.) per la prevenzione dei disordini alimentari nell’adolescenza: (anoressia, bulimia, ecc.) h) capacità di comprendere precocemente segnali comportamentali devianti; i) capacità di intervenire e gestire in maniera appropriata situazioni di “rischio relazionale”
Criteri metodologici: proposta per un curricolo alla genitorialità
Il progetto, pur centrandosi su questioni prevalentemente inerenti la comunicazione e la relazione genitoriale, intende anche proporre elementi di riflessione su temi di natura teorica, metodologica e didattica. A tale proposito l’offerta formativa verrà metodologicamente organizzata secondo tre macro aree di approfondimento:
• la genitorialità come “strumento” di comunicazione e di relazione;
• la genitorialità come “osservatorio” privilegiato sullo sviluppo dei figli;
• la genitorialità come “dispositivo di formazione” e di socializzazione per lo sviluppo delle comunità.
Nello specifico gli interventi di formazione alla genitorialità vanno pensati e realizzati nella prospettiva “sistemica”, partendo cioè dal presupposto che lo sviluppo degli individui è frutto della molteplicità delle relazioni e delle situazioni che essi trovano a vivere. L’impiego di una metodologia che si alimenta dell’approccio sistemico in educazione è, d’altra parte, oramai piuttosto diffusa ed impiegata in progetti dei diversi servizi alla persona, fra cui quelli socio-educativi. Nel momento in cui, infatti, si acquista la convinzione che lo sviluppo dei figli non è solo frutto del patrimonio biologico, ma è influenzato dalle relazioni con gli adulti e l’ambiente sociale in cui sono nati e cresciuti, ecco che diviene chiara la necessità di un intervento integrato e complessivo. Per tale ragione, l’approccio metodologico che si privilegia in questa sede non può essere certamente di tipo “riparativo”, che si impegna a recuperare il danno, bensì quello “promozionale” che valorizza le risorse familiari esistenti e mette i genitori in grado di dare il meglio di sé e di costruire autonomamente uno stile genitoriale denso di razionalità riflessiva (Catarsi, 2003). Si tratta, in altre parole, di privilegiare una prospettiva riflessiva integrale e integratrice, che implica il coordinamento e la creazione di saperi disciplinari che lavorino insieme intorno a diverse dimensioni della vita familiare. L’ottica privilegiata è quella che analizza i problemi nella loro multidimensionalità tenendo conto del contesto di vita della famiglia oltre che della sua storia intrafamiliare, che lavori sulle teorie implicite dell’educazione che ogni famiglia rischia di mettere in atto per esplicitarle e renderle consapevoli, che opera cioè in un ambito di riflessività e autentica razionalità, frugando tra quelli che possiamo definire “saperi invisibili” al fine di romuovere processi centrati sull’intenzionalità dell’agire e non solo sugli automatismi del fare.
Tempi di attuazione
La durata complessiva del progetto è di un anno con incontri a cadenza settimanale per un totale di 200 ore di formazione così suddivise: Attività d’aula (tot.90 ore)
1. La comunicazione in ambito familiare (15 ore)
2. Le relazione genitori-figli (15 ore)
3. La psico-pedagogia in ambito familiare (15 ore)
4. Negoziazione e decisionalità in ambito familiare. Modelli genitoriali (15 ore)
5. Nozioni di pediatria e psicopatologie dell’infanzia (15 ore)
6. La cura, l’attaccamento e l’emotività nell’infanzia (15 ore)
Attività laboratoriali (tot. 60 ore)
7. Influenze sociali, ambienti e relazioni con il gruppo dei pari (15 ore)
8. Educazione alla salute, stili di vita e alimentazione (15 ore)
9. Scuola, genitori, figli (15 ore)
10.Tempo libero, sport e socialità (15 ore)
Pratiche familiari (tot. 50 ore)
La forte innovatività del progetto e l’originalità delle tematiche affrontate pongono la necessità di prevedere forme di “metabolizzazione” delle conoscenze e delle competenze acquisite nel corso delle azioni formative mediante stazioni di verifica che prevedano momenti di interazione tra genitori e figli.
A tale scopo la attività previste in questa sezione consisteranno nella realizzazione di iniziative quali l’allestimento di una mostra, di un laboratorio, di un piccolo spettacolo teatrale e/o musicale, di un festa, di una gita, di un breve viaggio o di una competizione sportiva o comunque la progettazione di attività che vedano contemporaneamente coinvolgi genitori e figli attorno ad un progetto comune e condiviso.
Risorse umane, mezzi e strumenti
Il progetto per la sua realizzazione si avvarrà della collaborazione di un team di esperti di varie appartenenze disciplinari (pedagogisti, psicologi, psicoterapeuti, sociologi, pediatri, consulenti familiari e di coppia, ecc.) oltre all’impiego di strumenti informatici (personal computers, siti web di interesse, prodotti multimediali, ecc.) e materiali didattici tradizionali (dispense, articoli, lavori scientifici, slides, materiale informativo e divulgativo, ecc.)
Valutazione della efficacia del progetto
Il lavoro di valutazione consiste principalmente nell’acquisire elementi di riflessione sull’impostazione del progetto educativo e didattico ed inoltre sulla pertinenza degli obiettivi formulati, sulla congruenza dei contenuti e sull’efficacia dell’organizzazione e dell’intervento, ma anche sulla qualità dell’offerta di formazione nonché sul livello di consapevolezza e di competenza maturato dal singolo genitore. E’ possibile individuare un primo livello di valutazione che possiamo, in generale, definire come valutazione di efficacia formativa che consiste nel riferire in che misura gli obiettivi sono stati raggiunti e se il progetto educativo è stato efficace in termini assoluti ossia come si è tradotto in acquisizione di competenze da parte dei genitori. Questo è il significato che più genericamente viene attribuito al termine valutazione del percorso formativo; tuttavia appare necessario sottolineare che, secondo tale accezione di senso, la valutazione riguarda prevalentemente la “resa”, il riscontro oggettivo in formazione. Tuttavia, la valutazione in ambito prettamente formativo va considerata come un processo ben più articolato e complesso in quanto in essa sono implicati tutta una serie di eventi e manifestazioni riguardanti aspetti non solo oggettivi (in termini di competenze acquisite) che di fatto influiscono in maniera assai significativa sull’accettabilità dell’intero progetto. In tal senso, allora, la valutazione indaga non solo ‘cosa’ il progetto ha prodotto ma ‘come’ il progetto ‘ha funzionato’ nel suo complesso; cioè come il percorso è stato recepito in relazione all’organizzazione e alla selezione di comportamenti personali atti a produrre effetti positivi sul proprio modo di intendere la genitorialità. In altri termini, il percorso è efficace quando realizza non solo l’obiettivo di migliorare le condizioni oggettive dell’esercizio della genitorialità ma anche quando raggiunge uno scopo prettamente educativo cioè producendo nel genitore atteggiamenti e comportamenti costruttivi e responsabili ai fini della gestione del ruolo in condizioni di disagio. Questo tipo di valutazione riguarda, prettamente, la dimensione educativa del processo e da essa vengono desunti i necessari correttivi per la costruzione di veri e propri percorsi di educazione alla genitorialità in condizioni di rischio. Tale valutazione si configura, iversamente dalla precedente, come un processo prevalentemente autoeducativo ossia di autovalutazione dei comportamenti consistente in una rivisitazione critica di procedure e condotte assunte dal genitore nel corso della formazione. Il discorso sulla valutazione mette quindi in evidenza due atteggiamenti prevalenti: uno di tipo quantitativo ed uno di tipo qualitativo volti rispettivamente a valutare, in maniera preponderante, l’uno il prodotto, l’altro il processo che si realizzano rispettivamente nella valutazione dell’efficacia formativa e nella valutazione dell’esperienza educativa. Questi due diversi tipi di valutazione non sempre sono distinti, tuttavia è importante che aderiscano a criteri di razionalità e attendibilità che di seguito sono schematizzati.
1. La valutazione dovrebbe essere formativa e diagnostica nel senso di fornire feedback allo stesso tempo all’operatore e al soggetto in formazione su come gli obiettivi vengono di volta in volta percepiti e su come particolari difficoltà e bisogni specifici possono essere identificati e trattati.
2. La valutazione dovrebbe essere sommativa nel senso di costruire un attendibile strumento per la misurazione dei risultati conseguiti.
3. La valutazione dovrebbe essere un dispositivo integrante nel senso di stimolare i soggetti a stabilire relazioni, connessioni, non solo in rapporto alla specifica esperienza ma anche riguardo alla personale “storia” di vita.
L’integrazione consisterebbe nella capacità di “recuperare”, all’interno dell’esperienza attuale, personali vissuti emozionali, affettivi, relazionali connessi a passate esperienze.
4. La valutazione dovrebbe essere divergente nel senso di valorizzare risposte creative, capacità specifiche, attitudini individuali, abilità di coping.
5. La valutazione dovrebbe essere bilanciata ed adeguata nel senso di distribuire in maniera equilibrata il peso delle verifiche, affinché i soggetti non si sentano particolarmente “sotto pressione” e in modo che esse siano adeguate a quanto richiesto.
In sintesi, l’attenzione prestata negli ultimi decenni agli aspetti del processo di valutazione, induce a privilegiare un’osservazione complessiva dei soggetti, soprattutto attraverso la valutazione dei loro comportamenti, particolarmente indicativi del raggiungimento degli obiettivi. In tal modo, si riesce, per un verso, a salvaguardare e a valorizzare la specificità dei percorsi soggettivi e, per l’altro, a garantire una verifica del processo rispetto al risultato.
Innovazione e Trasferibilità
Il carattere innovativo del progetto consiste nel concentrare l’attenzione su due aspetti: la competenza genitoriale come consapevolezza da parte dei genitori delle valenze del progetto in cui sono impegnati, ovvero la loro capacità di influire su di esso modificandolo attraverso la formulazione di nuove proposte, la loro capacità di assumere comportamenti non suggeriti, di proporre e autogestire attività, di portare avanti compiti liberamente assunti. Il senso di responsabilità e lo spirito di iniziativa come capacità di affrontare e risolvere problemi, di gestire l’imprevisto, di porsi dal punto di vista della comunità, di proporre e coordinare iniziative nei confronti di altri soggetti . Dal punto di vista formativo e didattico l’innovazione sta nel proporre azioni di confronto tra esperienze, luoghi di discussione, che tendono a favorire la partecipazione intorno a questioni che riguardano l’intera collettività per la prevenzione di gravi fenomeni di rischio sociale. Altro aspetto innovativo è rappresentato dal fatto che un’attenzione peculiare alla genitorialità consente l’apertura di nuovi fronti di ricerca, di intervento e di lavoro educativo da porre all’attenzione di politici, legislatori ed amministratori locali.
La trasferibilità delle azioni svolte durante l’esecuzione del progetto può avvenire attraverso:
• Il trasferimento di metodologie e contenuti in altre realtà territoriali;
• La socializzazione con altri soggetti sociali degli strumenti e degli spazi informativi messi a disposizione dal progetto come veicolo di discussione e di dibattito sulla genitorialità; • La possibilità di istruire più salde e proficue relazioni con enti, associazioni, comunità nell’ambito del contesto socio-culturale in cui agiscono per progettare soluzioni collettive a problemi specifici in campo familiare;
• L’allestimento di una mostra-dibattito sui temi approfonditi nel corso della formazione.
Disseminazione e pubblicizzazione delle metodologie e dei risultati del progetto
La fase di divulgazione e diffusione dei risultati prevede la realizzazione di materiali di autoformazione, allestimento di una mostra-alellier, organizzazione di un seminario-dibattito sui risulati dell’azione progettuale da presentare presso gli EE.LL., le associazioni, i CTP e i luoghi di aggregazione dedli adulti presenti sul territorio.
Bibliografia
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