XVI PREMIO INTERNAZIONALE DI PEDAGOGIA E DIDATTICA “RAFFAELE LAPORTA” 2005

M.L. Iavarone – “Formare ad una genitorialità “educativamente competente”.

Formare ad una genitorialità  “educativamente competente”.

Lavoro risultato vincitore nella sezione ”Progetti educativi e didattici” del Premio Internazionale di Pedagogia e di Didattica “Raffaele Laporta” redatto da Maria Luisa Iavarone, Professore associato di Pedagogia generale e sociale presso l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”.

Al presente lavoro ha fattivamente collaborato il dott. Enzo Sarnelli, psicologo clinico, nel contesto dei studio e di ricerca attinente la stesura della sua tesi di laurea.  

Diventare genitori, e madri in particolare, è un’avventura sorprendentemente avvincente: unica, rara occasione di uscire dal proprio sé biologico. Ma Essere genitori è un processo lungo, complesso, irto di difficoltà che talvolta può diventare anche molto doloroso. Recenti e terribili fatti di cronaca lo hanno dimostrato. Offrire un sostegno ai genitori rappresenta, quindi, una nuova grande emergenza sociale.

Rendere la genitorialità un processo sano, profondamente generativo ed emancipativo, costituisce un obiettivo educativo oramai ineludibile.

La metafora dell’attaccamento

Solo  una  relazione  di  attaccamento  sicura  consente  di rivolgere lo sguardo oltre…  

 E una donna che reggeva un bambino al seno disse:

Parlaci dei Figli.

E lui disse:

I vostri figli non sono figli vostri.

Sono figli e figlie della sete che la vita ha di sé stessa.

Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,

E benché vivano con voi non vi appartengono.

 Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri:

Essi hanno i loro pensieri.

Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:

Esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in

sogno.

Potete tentare di essere simili a loro, ma non farvi simili a voi:

La vita procede e non s’attarda sul passato.

Voi siate gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti.

L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e vi tende con forza affinché

le sue frecce vadano rapide e lontane.

Affidatevi con gioia alla mano dell’Arciere;

Poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza Kalhil

Motivazioni

La  società  attuale,  caratterizzata  dalla  multiformità,  dalla  complessità  e dalla transizione, rivela una fortissima domanda di formazione e di orientamento in svariati settori ivi compreso nel campo delle relazioni affettive e familiari. In altre parole si percepisce, da più parti, un evidente bisogno di “sostegno” che molti genitori esprimono al fine di realizzare al meglio il loro impegno genitoriale.

Così, la nostra società se da un lato ha reso sempre più complessa la gestione dei ruoli all’interno della famiglia dall’altro sta spingendo verso una sempre più forte  consapevolezza  dell’essere  genitore  in  base  alla  quale  è  più  evidente  la responsabilità educativa connessa al mettere al mondo dei figli.

Tale atteggiamento ha significativamente influenzato le scelte riproduttive (Saraceno, 1994) anche in considerazione del fatto che lo Stato sociale italiano sostiene pochissimo la famiglia e la procreazione, sia sotto forma di servizi, sia sotto  forma  di  sostegno  al  reddito  delle  famiglie  con  più  di  un  figlio.  In  altri

termini si è andato stigmatizzato il cosiddetto fenomeno del “figlio unico” che è ovviamente  il  frutto  di  motivazioni  diverse  ma  che  tuttavia,  nella  stragrande maggioranza  dei  casi,  viene  ricondotto  alla  consapevolezza  delle  difficoltà finanziarie  connesse  all’allevamento  e  delle  difficoltà  psicologico-esistenziali legate alla responsabilità genitoriale.

La  nascita  di  un  figlio  costituisce  un  evento  ristrutturante  la  vita  della coppia  e  della  più  ampia  costellazione  familiare.  La  maggior  parte  dei  giovani genitori, così, si sente impari rispetto all’impegno genitoriale ed è consapevole del  bisogno  di  acquisire  nuove  competenze.  I  genitori  appaiono  però

difficilmente  in  grado  di  riflettere  sulle  loro  competenze  e  sulle  loro  stesse esperienze  ed  è  evidente  il  rischio  di  una  eccessiva  valutazione  della  cultura “scientifica”,  con  un  conseguente  atteggiamento  di  dipendenza  (Mantovani,

2001). Questo genera una richiesta confusa di condivisione ed esplicita di aiuto che viene rivolta ai diversi professionisti che la famiglia incontra sulla strada: il pediatra, gli educatori dei servizi per l’infanzia, gli insegnanti. Da costoro viene talora respinta e bollata come “delega”, come indice di debolezza, di ansia e di

scarso senso di responsabilità, perché questi professionisti non sempre sanno leggere  e  comprendere,  o  sono  stati  formati  a  leggere  e  comprendere,  la saggezza di una richiesta di condivisione e di aiuto, ma tuttavia si rendono conto che l’esercizio della responsabilità educativa è un compito sociale, che richiede

una  competenza  che  non  si  inventa  bensì  si  acquisisce  nel  confronto  e  nel dialogo  all’interno  della  comunità  in  cui  siano  presenti  figure  più  esperte  e competenti.

Quello  che  appare  in  generale  evidente,  in  ogni  caso,  è  il  desiderio  di essere genitore ed in particolare di essere un bravo genitore. L’elevamento del livello  culturale  della  popolazione  italiana,  unitamente  alla  consapevolezza   sempre  più  diffusa  riguardo  l’importanza  dei  primi  anni  di  vita,  hanno  infatti determinato un atteggiamento più responsabile e meditato di fronte alle scelte della  procreazione  e  dell’allevamento  dei  figli.  Più  in  generale  l’investimento emotivo  dei  genitori  nei  confronti  dei  figli  è  oggi  tale  da  meritare  una  grande attenzione,  poiché  si  presenta  chiaramente  come  un  nuovo  e  grande  bisogno sociale.

Finalità  

Il  progetto  si  prefigge,  come  principale  scopo,  il  consolidamento  di  una cultura  della  genitorialità  in  risposta  al  bisogno  di  “formazione”  sempre  più sentito  da  parte  di  molti  genitori.  Tale  bisogno  si  giustifica  oggi  per  diverse ragioni,  a  cominciare  dal  desiderio  che  i  genitori  esprimono  esplicitamente  di informarsi  sullo  sviluppo  dei  figli  e  sul  ruolo  educativo  che  sono  chiamati  a svolgere. Allo stesso modo è evidente che esistono informazioni e competenze adatte per rispondere ad un tale bisogno, così come altrettanto chiaro è che la maggior  consapevolezza  dei  genitori  riguardo  il  carattere  educativo  del  loro ruolo arricchisce la qualità delle relazioni all’interno di una comunità (Pourtois, 1989).

Le  attività  di  educazione  alla  genitorialità,  concorrono  a  promuovere  il benessere  psicologico  di  tutti  i  componenti  del  nucleo  familiare,  mettendo soprattutto i genitori in condizione di gestire al meglio le relazioni con i figli e più in  generale  con  gli  altri;  in  questo  modo  esse  mostrano  anche  una  loro

connotazione “civile” tesa al miglioramento della qualità della vita dei cittadini. Le attività di formazione rivolte ai genitori, in altri termini, si presentano come un reale  progetto  sociale  e  di  cittadinanza,  che  tende  a  rendere  l’individuo  più autonomo  nella  costruzione  della  sua  identità  e  nel  contesto  del  processo  di socializzazione.

Obiettivi e contenuti

Il progetto ha come obiettivo generale la realizzazione di azioni formative finalizzate all’acquisizione di competenze educative specifiche per la diffusione della cultura della genitorialità. In particolare si focalizzano i seguenti obiettivi specifici: a)  offrire un sostegno psico-pedagogico efficace all’educazione familiare e alla genitorialità; b)  educare  alla  comunicazione,  alle  relazioni  e  al  dialogo  in  ambito familiare  in  rapporto  alle  diverse  età  dei  figli  (es.  prima  e  seconda infanzia, pre-adolescenza ed adolescenza);   c)  far  maturare  una  specifica  sensibilità  educativa  nell’ambito  delle relazioni genitoriali; d)  comprendere la necessità di negoziare posizioni e decisioni in ambito familiare (sia in rapporto al partner sia in rapporto ai figli); e)  promuovere il benessere psicologico di ogni componente del nucleo familiare; f)  accrescere  competenze  nel  campo  dell’educazione  alla  salute  e  dei rischi  provenienti  da  comportamenti  scorretti  soprattutto  in  rapporto alle  modalità  di  impiego  del  tempo  libero  in  casa  (ore  trascorse davanti  alla  TV,  videogiochi,  playstation)  e  fuoricasa  (sport,  attività ricreative e ludiche, ecc.);  g)  accrescere  competenze  nel  campo  dell’educazione  all’alimentazione per  la  formazione  di  corretti  stili  alimentari  (equilibrato  apporto  di nutrienti  nella  dieta  del  bambino,  contenuto  consumo  di  “jank  food” ecc.)  per  la  prevenzione  dei  disordini  alimentari  nell’adolescenza: (anoressia, bulimia, ecc.) h)  capacità  di  comprendere  precocemente  segnali  comportamentali devianti; i)  capacità  di  intervenire  e  gestire  in  maniera  appropriata  situazioni  di “rischio relazionale”

Criteri metodologici: proposta per un curricolo alla genitorialità

 Il  progetto,  pur  centrandosi  su  questioni  prevalentemente  inerenti  la comunicazione  e  la  relazione  genitoriale,  intende  anche  proporre  elementi  di riflessione su temi di natura teorica, metodologica e didattica. A tale proposito l’offerta formativa verrà metodologicamente organizzata secondo tre macro aree di approfondimento:

•  la genitorialità come “strumento” di comunicazione e di relazione;

•  la genitorialità come “osservatorio” privilegiato sullo sviluppo dei figli;

•  la genitorialità come “dispositivo di formazione” e di socializzazione per lo sviluppo delle comunità.

Nello specifico gli interventi di formazione alla genitorialità vanno pensati e realizzati  nella  prospettiva  “sistemica”,  partendo  cioè  dal  presupposto  che  lo sviluppo degli individui è frutto della molteplicità delle relazioni e delle situazioni che  essi  trovano  a  vivere.  L’impiego  di  una  metodologia  che  si  alimenta dell’approccio sistemico in educazione è, d’altra parte, oramai piuttosto diffusa ed  impiegata  in  progetti  dei  diversi  servizi  alla  persona,  fra  cui  quelli  socio-educativi. Nel momento in cui, infatti, si acquista la convinzione che lo sviluppo dei figli non è solo frutto del patrimonio biologico, ma è influenzato dalle relazioni con gli adulti e l’ambiente sociale in cui sono nati e cresciuti, ecco che diviene   chiara  la  necessità  di  un  intervento  integrato  e  complessivo.  Per  tale  ragione, l’approccio  metodologico  che  si  privilegia  in  questa  sede  non  può  essere certamente  di  tipo  “riparativo”,  che  si  impegna  a  recuperare  il  danno,  bensì quello “promozionale” che valorizza le risorse familiari esistenti e mette i genitori in  grado  di  dare  il  meglio  di  sé  e  di  costruire  autonomamente  uno  stile genitoriale denso di razionalità riflessiva (Catarsi, 2003). Si tratta, in altre parole, di privilegiare una prospettiva riflessiva integrale e integratrice, che implica il coordinamento e la creazione di saperi disciplinari che lavorino  insieme  intorno  a  diverse  dimensioni  della  vita  familiare.  L’ottica privilegiata  è  quella  che  analizza  i  problemi  nella  loro  multidimensionalità tenendo  conto  del  contesto  di  vita  della  famiglia  oltre  che  della  sua  storia intrafamiliare, che lavori sulle teorie implicite dell’educazione che ogni famiglia rischia di mettere in atto per esplicitarle e renderle consapevoli, che opera cioè in  un  ambito  di  riflessività  e  autentica  razionalità,  frugando  tra  quelli  che possiamo  definire  “saperi  invisibili”  al  fine  di  romuovere  processi  centrati sull’intenzionalità dell’agire e non solo sugli automatismi del fare.

Tempi di attuazione

 La durata complessiva del progetto è di un anno con incontri a cadenza settimanale per un totale di 200 ore di formazione così suddivise:   Attività d’aula (tot.90 ore)

1. La comunicazione in ambito familiare (15 ore)

2. Le relazione genitori-figli (15 ore)

3. La psico-pedagogia in ambito familiare (15 ore)

4. Negoziazione e decisionalità in ambito familiare. Modelli genitoriali (15 ore)

5. Nozioni di pediatria e psicopatologie dell’infanzia (15 ore)

6. La cura, l’attaccamento e l’emotività nell’infanzia (15 ore)

 Attività laboratoriali (tot. 60 ore)

7. Influenze sociali, ambienti e relazioni con il gruppo dei pari (15 ore)

8. Educazione alla salute, stili di vita e alimentazione (15 ore)

9. Scuola, genitori, figli (15 ore)

10.Tempo libero, sport e socialità (15 ore)

Pratiche familiari (tot. 50 ore)

La forte innovatività del progetto e l’originalità delle tematiche affrontate pongono  la  necessità  di  prevedere  forme  di  “metabolizzazione”  delle conoscenze  e  delle  competenze  acquisite  nel  corso  delle  azioni  formative mediante stazioni di verifica che prevedano momenti di interazione tra genitori e figli.

A  tale  scopo  la  attività  previste  in  questa  sezione  consisteranno  nella realizzazione di iniziative quali l’allestimento di una mostra, di un laboratorio, di un piccolo spettacolo teatrale e/o musicale, di un festa, di una gita, di un breve viaggio o di una competizione sportiva o comunque la progettazione di attività che vedano contemporaneamente coinvolgi genitori e figli attorno ad un progetto comune e condiviso.

Risorse umane, mezzi e strumenti   

Il progetto per la sua realizzazione si avvarrà della collaborazione di un team  di  esperti  di  varie  appartenenze  disciplinari  (pedagogisti,  psicologi, psicoterapeuti,  sociologi,  pediatri,  consulenti  familiari  e  di  coppia,    ecc.)  oltre all’impiego di strumenti informatici (personal computers, siti web di interesse, prodotti  multimediali,  ecc.)  e  materiali  didattici  tradizionali  (dispense,  articoli, lavori scientifici, slides, materiale informativo e divulgativo, ecc.)

Valutazione della efficacia del progetto  

Il lavoro di valutazione consiste principalmente nell’acquisire elementi di riflessione  sull’impostazione  del  progetto  educativo  e  didattico  ed  inoltre  sulla pertinenza degli obiettivi formulati, sulla congruenza dei contenuti e sull’efficacia dell’organizzazione  e  dell’intervento,  ma  anche  sulla  qualità  dell’offerta  di formazione nonché sul livello di consapevolezza e di competenza maturato dal singolo genitore. E’  possibile  individuare  un  primo  livello  di  valutazione  che  possiamo,  in generale,  definire  come  valutazione  di  efficacia  formativa  che  consiste  nel riferire in che misura gli obiettivi sono stati raggiunti e se il progetto educativo è stato  efficace  in  termini  assoluti  ossia  come  si  è  tradotto  in  acquisizione  di competenze da parte dei genitori. Questo è il significato che più genericamente viene  attribuito  al  termine  valutazione  del  percorso  formativo;  tuttavia  appare necessario  sottolineare  che,  secondo  tale  accezione  di  senso,  la  valutazione riguarda prevalentemente la “resa”, il riscontro oggettivo in formazione. Tuttavia, la valutazione in ambito prettamente formativo va considerata come un processo ben più articolato e complesso in quanto in essa sono implicati tutta una  serie  di  eventi  e  manifestazioni  riguardanti  aspetti  non  solo  oggettivi  (in termini  di  competenze  acquisite)  che  di  fatto  influiscono  in  maniera  assai significativa sull’accettabilità dell’intero progetto. In  tal  senso,  allora,  la  valutazione  indaga  non  solo  ‘cosa’  il  progetto  ha prodotto ma ‘come’ il progetto ‘ha funzionato’ nel suo complesso; cioè come il percorso  è  stato  recepito  in  relazione  all’organizzazione  e  alla  selezione  di   comportamenti  personali  atti  a  produrre  effetti  positivi  sul  proprio  modo  di intendere la genitorialità. In altri termini, il percorso è efficace quando realizza non  solo  l’obiettivo  di  migliorare  le  condizioni  oggettive  dell’esercizio  della genitorialità ma anche quando raggiunge uno scopo prettamente educativo cioè producendo  nel  genitore  atteggiamenti  e  comportamenti  costruttivi  e responsabili ai fini della gestione del ruolo in condizioni di disagio. Questo tipo di valutazione riguarda, prettamente, la dimensione educativa del processo e da essa vengono desunti i necessari correttivi per la costruzione di veri e propri percorsi di educazione alla genitorialità in condizioni di rischio. Tale valutazione  si  configura,  iversamente  dalla  precedente,  come  un  processo prevalentemente  autoeducativo  ossia  di  autovalutazione  dei  comportamenti consistente  in  una  rivisitazione  critica  di  procedure  e  condotte  assunte  dal genitore nel corso della formazione. Il  discorso  sulla  valutazione  mette  quindi  in  evidenza  due  atteggiamenti prevalenti: uno di tipo quantitativo ed uno di tipo qualitativo volti rispettivamente a valutare, in maniera preponderante, l’uno il prodotto, l’altro il processo che si realizzano  rispettivamente  nella  valutazione  dell’efficacia  formativa  e  nella valutazione dell’esperienza educativa. Questi  due  diversi  tipi  di  valutazione  non  sempre  sono  distinti,  tuttavia  è importante  che  aderiscano  a  criteri  di  razionalità  e  attendibilità  che  di  seguito sono schematizzati.

1.  La valutazione dovrebbe essere formativa e diagnostica nel senso di fornire feedback  allo  stesso  tempo  all’operatore  e  al  soggetto  in  formazione  su come  gli  obiettivi  vengono  di  volta  in  volta  percepiti  e  su  come  particolari difficoltà e bisogni specifici possono essere identificati e trattati.

2.  La  valutazione  dovrebbe  essere  sommativa  nel  senso  di  costruire  un attendibile strumento per la misurazione dei risultati conseguiti.

3.  La  valutazione  dovrebbe  essere  un  dispositivo  integrante  nel  senso  di stimolare i soggetti a stabilire relazioni, connessioni, non solo in rapporto alla specifica  esperienza  ma  anche  riguardo  alla  personale  “storia”  di  vita.

L’integrazione  consisterebbe  nella  capacità  di  “recuperare”,  all’interno dell’esperienza  attuale,  personali  vissuti  emozionali,  affettivi,  relazionali connessi a passate esperienze.

4.  La valutazione dovrebbe essere divergente nel senso di valorizzare risposte creative, capacità specifiche, attitudini individuali, abilità di coping.

5.  La  valutazione  dovrebbe  essere  bilanciata  ed  adeguata  nel  senso  di distribuire in maniera equilibrata il peso delle verifiche, affinché i soggetti non si  sentano  particolarmente  “sotto  pressione”  e  in  modo  che  esse  siano adeguate a quanto richiesto.

In sintesi, l’attenzione prestata negli ultimi decenni agli aspetti del processo di valutazione,  induce  a  privilegiare  un’osservazione  complessiva  dei  soggetti, soprattutto  attraverso  la  valutazione  dei  loro  comportamenti,  particolarmente indicativi del raggiungimento degli obiettivi. In tal modo, si riesce, per un verso, a salvaguardare e a valorizzare la specificità dei percorsi soggettivi e, per l’altro, a garantire una verifica del processo rispetto al risultato.    

Innovazione e Trasferibilità 

Il  carattere  innovativo  del  progetto  consiste  nel  concentrare l’attenzione su due aspetti: la  competenza  genitoriale  come  consapevolezza  da  parte  dei genitori delle valenze del progetto in cui sono impegnati, ovvero la loro  capacità  di  influire  su  di  esso  modificandolo  attraverso  la formulazione  di  nuove  proposte,  la  loro  capacità  di  assumere comportamenti non  suggeriti,  di  proporre  e autogestire attività, di portare avanti compiti liberamente assunti. Il senso di responsabilità e lo spirito di iniziativa come capacità di affrontare e risolvere problemi, di gestire l’imprevisto, di porsi dal punto di vista della comunità, di proporre e coordinare iniziative nei confronti di altri soggetti . Dal  punto  di  vista  formativo  e  didattico  l’innovazione  sta  nel  proporre azioni di confronto tra esperienze, luoghi di discussione, che tendono a favorire la  partecipazione  intorno  a  questioni  che  riguardano  l’intera  collettività  per  la prevenzione di gravi fenomeni di rischio sociale. Altro  aspetto  innovativo  è  rappresentato  dal  fatto  che  un’attenzione peculiare  alla  genitorialità  consente  l’apertura  di  nuovi  fronti  di  ricerca,  di  intervento e di lavoro educativo da porre all’attenzione di politici, legislatori ed amministratori locali.

 La trasferibilità delle azioni svolte durante l’esecuzione del progetto può avvenire attraverso:

•  Il trasferimento di metodologie e contenuti in altre realtà territoriali;

•  La socializzazione con altri soggetti sociali degli strumenti e degli spazi informativi messi a disposizione dal progetto come veicolo di discussione e di dibattito sulla genitorialità; •  La  possibilità  di  istruire  più  salde  e  proficue  relazioni  con  enti, associazioni,  comunità  nell’ambito  del  contesto  socio-culturale  in cui agiscono per progettare soluzioni collettive a problemi specifici in campo familiare;

•  L’allestimento  di  una  mostra-dibattito  sui  temi  approfonditi  nel corso della formazione.

Disseminazione e pubblicizzazione delle metodologie e dei risultati del progetto

 La fase di divulgazione e diffusione dei risultati prevede la realizzazione di materiali di autoformazione, allestimento di una mostra-alellier, organizzazione di un seminario-dibattito sui risulati dell’azione progettuale da presentare presso gli EE.LL., le associazioni, i CTP e i luoghi di aggregazione dedli adulti presenti sul territorio.

Bibliografia

AA.VV., I nostri figli cambiano… essere genitori in famiglia e a scuola, Edizioni Junior, Bergamo, 2001.

Catarsi  E.(a  cura  di),  Educazione  familiare  e  sostegno  alla  genitorialità: un’esperienza in Toscana, Regione Toscana/Istituto degli Innocenti, ETS, Pisa, 2003.

Catarsi E.(a cura di), Essere genitori oggi, Edizioni Del Cerro, Pisa, 2003.

Catarsi  E.(a  cura  di),  L’animatore  di  educazione  familiare:  una  nuova  figura professionale?, Regione Toscana/Istituto degli Innocenti, ETS, Pisa, 2003.

Iavarone  M.L.,  Iavarone  T.,  Pedagogia  del  benessere.  Riflessioni  e  azioni  per una  professionalità  educativa  in  ambito  socio-sanitario,(in  coll.), FrancoAngeli, Milano 2004. Iavarone M.L., La professionalità educativa in ambito socio-sanitario tra formazione e qualità dell’intervento in P.Orefice, V.Sarracino (a cura di), Nuove questioni di pedagogia sociale, FrancoAngeli, Milano, 2004. Iavarone M.L., Lavoro di cura ed educazione terapeutica, in P.de Mennato, A.Cunti, (a cura di), Formare al lavoro sociale, Guerini, Milano, 2005. Iavarone M.L., Verso una pedagogia del benessere. La costruzione di professionalità educative in ambito socio-sanitario, in P.Orefice, A.Cunti (a cura di), Multieda. Dimensioni dell’educare in età adulta: prospettive di ricerca e di intervento, Liguori, Napoli, 2005. Mantovani S., Contrasti e contesti, in “Adultità”, 2001(14), pp. 50-55. Pourtois  J.P.,  Desmet  H.,  L’education  familiale,  in  Revue  Française  de Pédagogie, Paris, 1989(86).

Saraceno C., Crescita zero: un fenomeno, molte cause, in Ginsborg P. (a cura di), Stato dell’Italia, Il Saggiatore, Milano, 298-301.