Come si cambia per non morire

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La crisi sollecita l’intelligenza creativa, è così che la specie umana modifica e si adatta
La società umana, da quando ha smarrito la sua vocazione umana, si è trasformata in società “liquida”, dove tutti ci siamo normalizzati verso comportamenti di tipo “borderline”, per gestire l’aspirale della produttività economica, finalizzata verso un consumo immotivato. L’uomo moderno ceco e inconsapevole delle sue azioni disregolate, programma un mondo a immagine e somiglianza dei suoi meri desideri e bisogni apparenti. Basta guardarci intorno e riflettere su cosa e come lo stavamo facendo. Il nostro modello di vita, probabilmente, ha messo in crisi l’ecologia dell’universo. Abbiamo spolpato all’osso l’ospitalità del nostro pianeta;  madre Terra. L’abbiamo resa sterile per garantirci le nostre aree di comfort. Non ci siamo accorti che in nome della nostra “specie umana” abbiamo tolto al mare la gioia di nutrire i suoi figli. Stavamo sopravvivendo esprimendo il peggio dei nostri sentimenti, i più bassi come l’egoismo, sfruttando le creature animali che ci vivono accanto.

L’universo si ribella e lo fa a modo suo; manifesta la sua energia mostrandoci i cambiamenti climatici, che ci fanno sentire “piccoli” rispetto alla grandezza del cosmo. Il mondo cambia sotto i nostri occhi e ci fa paura, quando conosciamo il pericolo, quando lo vediamo, abbiamo una reazione “controllata della paura”. Questo significa che siamo in grado di rispondere all’evento eccezionale, attivando e tacitando il nostro cervello rettiliano; attacchiamo e o scappiamo dal nemico. Ma un virus non è visibile all’occhio umano, questa caratteristica lo rende più subdolo e aggressivo rispetto alla paura umana, in assenza dell’oggetto verificabile dai nostri sensi, diviene l’angoscia. Un sentimento che se non contenuto in un tempo breve, rischia di mettere K.O il sistema immunitario, perché lo spinge verso il basso, deprimendo, esaurendo le risorse soggettive degli individui.

E adesso cosa facciamo? I governi del mondo sono in allarme, perché per adesso in assenza del vaccino, dobbiamo cinturare l’epidemia, attenerci a norme restrittive che limitano la libertà di socialità, attraverso misure transitorie, che regolano i comportamenti tipicamente umani per affrontare e risolvere il CONVID-19. Se ci fermiamo, concedendoci alla riflessione cosa notiamo? Che siamo esseri umani, resilienti e anche fragili, siamo diversi, unici e irripetibili, equipaggiati con un complesso sistema immunitario, che si adopera nella comunicazione tra Cervello centrale e Microbiota intestinale. Ed è propria questa caratteristica dell’organismo  umano, che ci salva verso i turbamenti nella continua modificazione della specie umana. Noi diventiamo ciò che mangiamo, ciò che sentiamo, e modifichiamo i parametri vitali quando ci prendiamo cura di noi stessi, muovendo lo stato dell’IO-ADULTO.

Ci ammaliamo quando qualcosa si spezza, quando ci isoliamo emotivamente, perdiamo la sicurezza dentro e fuori di noi. In momenti d’emergenza sperimentiamo sentimenti naturali come la paura, essa ci confronta con i limiti umani che tutti siamo chiamati a riconoscere. Possiamo contenere la paura per non farla sfociare in angoscia?, come lo facciamo? Realizzando i nostri pensieri creativi, reagendo agli eventi non controllabili, attivando la nostra parte Adulta e disattivando eventuali agiti infantili, che non apportano nessun vantaggio in questo preciso momento. I bambini non hanno paura perché vivono sempre sostenuti e guardati a vista dai care-giver (genitori e figure importanti di riferimento). Ma quando impattano con l’imprevisto, anche loro perdono la sicurezza dei riferimenti certi e vanno in freezing (blocco).

In queste condizioni è essenziale la vicinanza affettiva degli Adulti, che strutturano le capacità adattive nei più piccoli, grazie ai rinforzi della narrazione e del dialogo creativo tra un io ed un tu relazionale. I nostri antenati l’hanno fatto prima di noi, attraversando catastrofi naturali e crisi agite dall’impotenza umana, controllate da sentimenti irrazionali che sono sfociati in comportamenti antisociali. L’uomo quando integra i suoi emisferi cerebrali, ascolta le sue parti più profonde e si concede alla propria compassione umana. Se apriamo gli occhi e ci svegliamo, notiamo che adesso non siamo abituati a gestire tutto questo tempo che ci mette allo specchio.

I figli sono ritornati a casa, le madri in carriera, rubate alla propria famiglia, fanno i conti con la spesa. Padri assenti divengono finalmente visibili e tracciabili, ognuno di noi deve stare al proprio posto, perché tutti ne abbiamo uno che ci appartiene. Le crisi sono cicliche, avvengono senza il nostro consenso, non è richiesto dall’universo. L’uomo moderno se diviene consapevole  del suo fondamentale ruolo nello stato dell’IO Adulto, realizza se stesso in armonia con le leggi che regolano il nostro Universo. Ognuno di noi, può fare molto per rispettare e condividere un’esistenza più ecologica insieme ai nostri cari. Consapevoli e responsabili  cooperando per disinnescare eventuali agiti antisociali.

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